Un
premessa è d’obbligo le mie personali valutazioni non sono spinte da
contrapposizioni politiche o da chissà quale spirito di rivalsa, ma sono
motivate da preoccupazioni nate da un iter a mio modo di vedere sbagliato sia
nei tempi che nei modi.
Pochi
mesi fa le due amministrazioni comunali di Toano e Villa Minozzo hanno deciso
senza consultare la cittadinanza di avviare l’iter di fusione tra i due enti.
Onestamente
il mio primo pensiero è stato quello di non
andare a votare al referendum del 6ottobre sulla fusione, ma questo primo pensiero è stato ben presto accantonato
perchè troppo lontano dalle mie idee e principi, che hanno sempre ritenuto
fondamentale la partecipazione dei cittadini alla vita democratica del Paese e
quindi anche in quella del mio comune. Certamente questa volta non andare a
votare, avrebbe rappresentato una presa di posizione “politicamente corretta”
perché avrebbe contribuito a non legittimare, con il voto, un referendum
promosso troppo di fretta(poco più di 5 mesi dall’avvio dell’iter), che taglia
la testa alla discussione, le cui regole di attuazione, fra l’altro, sono state
rivisitate in corso d’opera, ma senza che alcuna garanzia scritta sia stata
resa pubblica.
La ragione
principale dell’astensione significa, per l’appunto, non legittimare un
percorso troppo veloce, accelerato, per alcuni sospetto, esercitato di forza
dalle amministrazioni, che ci porta a compiere una scelta di grande importanza
storica per non dire la scelta più importante dalla nascita dei due comuni.
Come poter pensare di
compiere ciò attraverso percorsi minimi: uno studio di fattibilità poco
approfondito, insufficienti serate con i cittadini e con le associazioni e
senza un progetto lungimirante. Oppure tramite la distribuzione online di
depliant promozionali, non del tutto equilibrati fra le posizioni del sì o del
no da parte delle istituzioni pubbliche.
Si può pensare che
tutto questo possa essere ritenuto sufficiente per compiere un passaggio che
rischia di mandare nel dimenticatoio anni di storia e la vita istituzionale dei
nostri due Comuni?
Una scelta di non
ritorno e che, nel migliore dei casi, sarà condivisa da una minoranza dei cittadini,
perché se da un lato c’è la legge regionale che da valore consultivo al
referendum ed ha abolito il quorum del 50% + 1 degli aventi diritto, dall’altra
ci sono le dichiarazioni delle due amministrazioni sul rispetto dell’esito referendario
sia per il quorum che sulle preferenze di voto espresse nei due comuni ma senza
aver mai rafforzato queste dichiarazioni con documentazione scritta.
Ciò nonostante andrò a votare, e anche se il mio voto potrebbe apparire
di tipo conservatore, voterò NO a questa fusione. La mia posizione per il NO
non è pregiudiziale, ma la fusione deve rimanere un obiettivo primario che va però,
costruito nel tempo, iniziando innanzitutto dai cittadini. Occorre creare nella
comunità un “senso di appartenenza” al territorio di vallata come ora avviene nei
confronti della propria frazione. Questo delicato equilibrio va costruito passo
dopo passo, lentamente, in maniera slow, caratteristica di pregio che ci
distingue positivamente dalle realtà cittadine. Si rischia, altrimenti, di
creare un’ammucchiata solo formale che punta esclusivamente a vantaggi temporali
di tipo economico e tecnocratico, mettendo in secondo piano gli aspetti
socio-culturali che caratterizzano una comunità.
Bisogna invece far
nascere o riscoprire nei cittadini un’identità che sia caratterizzata
principalmente dagli aspetti della solidarietà, della socialità, del sentirsi
parte di un progetto, in un quadro ovviamente sempre più qualificato di
efficienza e funzionalità dell’apparato pubblico.
A mio modo di
vedere costituire la fusione non può essere determinato forzatamente
dall’abbaglio di promesse di finanziamenti straordinari pubblici, che si
renderanno forse disponibili da parte regionale e statale o dal potersi esimere
temporaneamente dal rispetto del patto di stabilità economica, che tra l’altro
era nato proprio con l’intento di ridurre l’indebitamento della pubblica
amministrazione. Tra l’altro questi fondi devono essere periodicamente
rifinanziati dagli enti erogatori e c’è il rischio (come è già successo in
passato per altri finanziamenti agli enti locali),che vengano ridimensionati
causa risorse limitate o che a fronte di un numero eccessivo di richieste vi
sia una conseguente “spalmatura”.
E poi mi domando;
si può credere veramente che stato e regione che faticano a finanziare sanità,
istruzione,pensioni e ammortizzatori sociali, facciano cadere sulle nostre
teste milioni di euro per lasciare tutto come prima, come invece dichiarato
dalle due amministrazioni? Non è necessario essere dei fini economisti per
comprendere che questo non è possibile, queste risorse inevitabilmente verranno
recuperate da altri servizi.
Ed ancora se la
fusione è la soluzione a tutti i mali come mai gli iter avviati in regione si
contano sulle dita di una mano? Siamo più furbi o solo più sprovveduti degli
altri?
Come dicevo in
precedenza il mio comunque è un NO non pregiudiziale e definitivo,
è un NO temporaneo, che conceda per l’appunto un tempo più lungo
per l’approfondimento, la riflessione, per la condivisione eventuale o meno di
questo progetto,insomma per dare ai cittadini gli strumenti necessari per poter
prendere una decisione così importante in modo consapevole.
Intanto, è utile
cercare di migliorare i servizi consorziati, dimostrare attraverso l’esercizio
praticato, l’effettiva economicità ed efficienza della gestione associata, e ricercare
condivisione, attraverso una reale dimostrazione di ciò che può rappresentare
opportunità e convenienza. Affiancando a questo dei progetti comuni dei due
territori atti a dimostrare nella pratica che realmente queste realtà possono
coesistere.
Ritengo insufficiente
l’opera di sensibilizzazione della
cittadinanza che è stata operata in quest’ultimo periodo temporale in occasione
della campagna per il voto al referendum, quando invece questo momento doveva
solo rappresentare la sintesi di un lavoro più lungo svolto in precedenza. Si
deve creare nel tempo, nei cittadini, attraverso i servizi fatti insieme, senso
di appartenenza al territorio, senza strumentalmente usare argomenti di
richiamo, dal tono pubblicitario, che appartengono più al mercato del giovedì che
alla politica e alla buona amministrazione.
Ho di proposito
evitato di parlare di tecnicismi, perché sarebbe stato facile portare
l’attenzione di chi legge su contraddizioni, anomalie e aspetti organizzativi
che suggerirebbero molta cautela su questa fusione, d'altronde lo stesso studio
di fattibilità commissionato dalle due amministrazioni che di “tecnicismi” e
composto, di fatto conclude che è impossibile stabilire con certezze se la
fusione sia effettivamente vantaggiosa o svantaggiosa, rimandando il tutto ai
cittadini e alla loro scelta referendaria, segno che c’è più di una criticità,
ma il mio intento è un altro cioè quello di riportare al centro del confronto
veri concetti di democrazia e partecipazione, non di facciata come sempre più
spesso avviene anche qui sui nostri territori.
Spero con queste
miei pensieri di aver dato un contributo alle vostre riflessioni su questa
controversa fusione.
Pierpaolo Prandi
Coordinatore Prc zona montana
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