venerdì 20 settembre 2013

Riflessioni sulla fusione 2 : Tre Valli i perché del mio no

Un premessa è d’obbligo le mie personali valutazioni non sono spinte da contrapposizioni politiche o da chissà quale spirito di rivalsa, ma sono motivate da preoccupazioni nate da un iter a mio modo di vedere sbagliato sia nei tempi che nei modi.
Pochi mesi fa le due amministrazioni comunali di Toano e Villa Minozzo hanno deciso senza consultare la cittadinanza di avviare l’iter di fusione tra i due enti.
Onestamente il mio primo pensiero è stato quello di non andare a votare al referendum del 6ottobre sulla fusione, ma questo  primo pensiero è stato ben presto accantonato perchè troppo lontano dalle mie idee e principi, che hanno sempre ritenuto fondamentale la partecipazione dei cittadini alla vita democratica del Paese e quindi anche in quella del mio comune. Certamente questa volta non andare a votare, avrebbe rappresentato una presa di posizione “politicamente corretta” perché avrebbe contribuito a non legittimare, con il voto, un referendum promosso troppo di fretta(poco più di 5 mesi dall’avvio dell’iter), che taglia la testa alla discussione, le cui regole di attuazione, fra l’altro, sono state rivisitate in corso d’opera, ma senza che alcuna garanzia scritta sia stata resa pubblica.
La ragione principale dell’astensione significa, per l’appunto, non legittimare un percorso troppo veloce, accelerato, per alcuni sospetto, esercitato di forza dalle amministrazioni, che ci porta a compiere una scelta di grande importanza storica per non dire la scelta più importante dalla nascita dei due comuni.
Come poter pensare di compiere ciò attraverso percorsi minimi: uno studio di fattibilità poco approfondito, insufficienti serate con i cittadini e con le associazioni e senza un progetto lungimirante. Oppure tramite la distribuzione online di depliant promozionali, non del tutto equilibrati fra le posizioni del sì o del no da parte delle istituzioni pubbliche.
Si può pensare che tutto questo possa essere ritenuto sufficiente per compiere un passaggio che rischia di mandare nel dimenticatoio anni di storia e la vita istituzionale dei nostri due Comuni?
Una scelta di non ritorno e che, nel migliore dei casi, sarà condivisa da una minoranza dei cittadini, perché se da un lato c’è la legge regionale che da valore consultivo al referendum ed ha abolito il quorum del 50% + 1 degli aventi diritto, dall’altra ci sono le dichiarazioni delle due amministrazioni sul rispetto dell’esito referendario sia per il quorum che sulle preferenze di voto espresse nei due comuni ma senza aver mai rafforzato queste dichiarazioni con documentazione scritta.
Ciò nonostante andrò a votare, e anche se il mio voto potrebbe apparire di tipo conservatore, voterò NO a questa fusione. La mia posizione per il NO non è pregiudiziale, ma la fusione deve rimanere un obiettivo primario che va però, costruito nel tempo, iniziando innanzitutto dai cittadini. Occorre creare nella comunità un “senso di appartenenza” al territorio di vallata come ora avviene nei confronti della propria frazione. Questo delicato equilibrio va costruito passo dopo passo, lentamente, in maniera slow, caratteristica di pregio che ci distingue positivamente dalle realtà cittadine. Si rischia, altrimenti, di creare un’ammucchiata solo formale che punta esclusivamente a vantaggi temporali di tipo economico e tecnocratico, mettendo in secondo piano gli aspetti socio-culturali che caratterizzano una comunità.
Bisogna invece far nascere o riscoprire nei cittadini un’identità che sia caratterizzata principalmente dagli aspetti della solidarietà, della socialità, del sentirsi parte di un progetto, in un quadro ovviamente sempre più qualificato di efficienza e funzionalità dell’apparato pubblico.
A mio modo di vedere costituire la fusione non può essere determinato forzatamente dall’abbaglio di promesse di finanziamenti straordinari pubblici, che si renderanno forse disponibili da parte regionale e statale o dal potersi esimere temporaneamente dal rispetto del patto di stabilità economica, che tra l’altro era nato proprio con l’intento di ridurre l’indebitamento della pubblica amministrazione. Tra l’altro questi fondi devono essere periodicamente rifinanziati dagli enti erogatori e c’è il rischio (come è già successo in passato per altri finanziamenti agli enti locali),che vengano ridimensionati causa risorse limitate o che a fronte di un numero eccessivo di richieste vi sia una conseguente “spalmatura”.
E poi mi domando; si può credere veramente che stato e regione che faticano a finanziare sanità, istruzione,pensioni e ammortizzatori sociali, facciano cadere sulle nostre teste milioni di euro per lasciare tutto come prima, come invece dichiarato dalle due amministrazioni? Non è necessario essere dei fini economisti per comprendere che questo non è possibile, queste risorse inevitabilmente verranno recuperate da altri servizi.
Ed ancora se la fusione è la soluzione a tutti i mali come mai gli iter avviati in regione si contano sulle dita di una mano? Siamo più furbi o solo più sprovveduti degli altri?
Come dicevo in precedenza il mio comunque è un NO non pregiudiziale e definitivo, è un  NO  temporaneo, che conceda per l’appunto un tempo più lungo per l’approfondimento, la riflessione, per la condivisione eventuale o meno di questo progetto,insomma per dare ai cittadini gli strumenti necessari per poter prendere una decisione così importante in modo consapevole.
Intanto, è utile cercare di migliorare i servizi consorziati, dimostrare attraverso l’esercizio praticato, l’effettiva economicità ed efficienza della gestione associata, e ricercare condivisione, attraverso una reale dimostrazione di ciò che può rappresentare opportunità e convenienza. Affiancando a questo dei progetti comuni dei due territori atti a dimostrare nella pratica che realmente queste realtà possono coesistere.
Ritengo insufficiente  l’opera di sensibilizzazione della cittadinanza che è stata operata in quest’ultimo periodo temporale in occasione della campagna per il voto al referendum, quando invece questo momento doveva solo rappresentare la sintesi di un lavoro più lungo svolto in precedenza. Si deve creare nel tempo, nei cittadini, attraverso i servizi fatti insieme, senso di appartenenza al territorio, senza strumentalmente usare argomenti di richiamo, dal tono pubblicitario, che appartengono più al mercato del giovedì che alla politica e alla buona amministrazione.
Ho di proposito evitato di parlare di tecnicismi, perché sarebbe stato facile portare l’attenzione di chi legge su contraddizioni, anomalie e aspetti organizzativi che suggerirebbero molta cautela su questa fusione, d'altronde lo stesso studio di fattibilità commissionato dalle due amministrazioni che di “tecnicismi” e composto, di fatto conclude che è impossibile stabilire con certezze se la fusione sia effettivamente vantaggiosa o svantaggiosa, rimandando il tutto ai cittadini e alla loro scelta referendaria, segno che c’è più di una criticità, ma il mio intento è un altro cioè quello di riportare al centro del confronto veri concetti di democrazia e partecipazione, non di facciata come sempre più spesso avviene anche qui sui nostri territori.
Spero con queste miei pensieri di aver dato un contributo alle vostre riflessioni su questa controversa fusione.


Pierpaolo Prandi
Coordinatore Prc zona montana

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